Convinzione in passato remoto

DabePensiero, PoesiaLeave a Comment

Della lama del guardaboschi non vidi mai il segno,
fu la piena del torrente;
l’acqua si infilò tra le mie crepe, spinse sul fusto,
non riuscii a trattenere a me la radice.
Fu la mia in-consistenza o la furia della corrente?
Piovve tutta la notte e poi il giorno e un’altra notte.
Col sole fui spoglio.
Sterile.
La superficie liscia, inattaccabile.
Ci vollero altre acque a bere e soli a spaccare, muschi a concimare e insetti a riparare.
Finché lo storno lasciò cadere un seme.
Lo accolsi.
E ancora altre acque e altri soli, muschi e insetti.
Il seme, a germogliare.
Mi si faccia di una pasta più tenera prima, che mi si conficchi nell’anima il legno.
La fibra mi arrivi dal cielo, la tempra ricresca col vento.
L’intreccio si provi col gelo, quando solo di bianco m’ammanto.
Che sia frutto o bufera il domani con certezza non posso sperare.
Ma lo voglio, lo faccio, lo cresco.
Son terra.

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