No grazie, non fumo più.

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Tra le tante sceneggiature possibili di un’esistenza ne va in scena sempre e soltanto una sola; è sempre buona la prima, anche quando invece è pessima e andrebbe rifatta più e più volte. Di tanto in tanto la vita ci regala un’altra inquadratura simile e l’esperienza acquisita ci permette di interpretare meglio il nostro ruolo: evitiamo gli errori del passato, prevediamo le inaspettate e spiacevoli conseguenze, anticipiamo le possibili derive e difficoltà. Chi è bravo o fortunato, non ha bisogno di questa seconda occasione e azzecca subito tutti i tempi e i modi giusti, convince e ha successo. Qual è però allora la differenza tra le due esperienze, cosa distingue il vincente dallo sventurato?
Se si osserva il percorso di sviluppo di chiunque, si nota come questo sia determinato in partenza da scelte non autonome: chi ci cresce sceglie cioè per noi prima il nostro nome, poi i vestiti, il cibo, i giochi e molte altre cose che ci vengono come recapitate dall’alto; perfino il modo di comunicare, la relazionalità stessa ci viene insegnata o più propriamente tramandata. Poco alla volta poi, si affermeranno le prime indipendenze e i primi contrasti con gli altri e con se stessi; questi istanti di indeterminazione modellano (dapprima in modo energico, poi via via sempre più morbido) il nostro essere proprio in base alle scelte che si fanno: ogni direzione possibile che si poteva prendere avrebbe dato luogo ad un’esistenza (anche completamente) diversa.
Se le scelte indirizzano il percorso, sono le domande a suscitare il pensiero che porta alla decisione. Ora di domande ne esistono di due tipi: domande chiuse e domande aperte. Essendo rivolte a se stessi, queste domande sono inoltre riflessive.
Negli anni ho scoperto che sono molto più bravo a darmi risposte secche anche su scelte difficili, mi basta trovare una propulsione che le alimenti, qualcosa di universalmente vero e immutabile dentro di me che le legittimi una volta per tutte. Così, esattamente un anno fa, mi sono fatto un regalo: mi è capitata in mano la mia prima* sigaretta. Da non fumatore, quale ero appena diventato, molto semplicemente, non l’ho accesa.
Se vi capita per contro di avvistarmi alle prese con una domanda aperta mi vedrete arrancare e sbandare: che cosa voglio dalla vita, quali sono i miei valori di riferimento, perfino quali sono i miei avversari o i miei compagni: su tutto questo mi trovo in difficoltà più del previsto, anche se forse è solo perché semplicemente mi interrogo, ben più del previsto. Badate bene che nonostante le peripezie, gli ostacoli, la cocciutaggine e l’amorevole lentezza, alcune di queste risposte sono riuscito a darmele perfino io. Eccezionalmente una di queste ve la svelo, tanto comunque, è tautologica.
Non tu.

Listen:
Nicotina Groove – Subsonica

*Questo è ovviamente un piccolo gioco di parole, qui faccio riferimento alla mia prima sigaretta da non fumatore, quella che appunto non ho mai acceso.

 

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