Silenzio

DabePensiero, PoesiaLeave a Comment

In questo lago d’autunno,
confondo passi leggeri.
A sfiorare petali gli uni
ad affondare a spanne negli altri.
Giungo dall’alto e nel paesaggio incantato mi sfuòco:
non gli appartengo e mi rigetto a nascondermi.
Laggiù lo specchio mi chiama
mi muovo attratto dall’acqua.
Il riflesso inganna,
è solo cielo.
Il resto dei colori,
sospeso,
deviato da traiettorie di luce rettilinea.
Dovrò aspettare l’inverno e il suo ghiaccio
che con lame e cristalli
ricopre un’inutile assenza.
E inaspettato
il primo raggio di sole a primavera
a colpire la tua debolezza.
Farla vibrare
oscillarla.
E prima che a scioglierla
il peso della stagione
ti fletta.
Per cedere proprio lì
e risuonare nella valle
timpano di vita.
Come un messaggio, un’allerta.
Uno squarcio.
L’urlo della lacerazione.

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