Pandora

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E così un mondo fatato esiste davvero?
Tre giorni di Impro-Raduno nelle colline piacentine: Italia e Francia, giovani e adulti…
Che per una volta il mondo dell’arte e la voglia di spettacolo riescano a coniugarsi con il desiderio di esperienza, di condivisione e di amicizia? Non mi sorprendo allora di averci lasciato un pezzetto di cuore.
Se fossi scettico mi verrebbero subito in mente la suggestione di massa, l’ipnosi o una forma di plagio collettivo che hanno distorto per tre giorni la comune percezione della realtà, il senso del tempo e l’ordine delle cose. Nel non esserlo mi mantengo comunque realista e accetto la sfida di chi come me non nasconde il sogno di una vita migliore: ma tutto questo può essere trasportato da Pandora?
Tempo fa scrissi di un luogo altrettanto magico che racchiudeva per me un contenuto ancora più profondo. Il significato stava ed è ancora nella sfida che questo tipo di esperienze portano alla serenità dell’esistenza. Nel senso drammatico che dovrebbero stravolgerla. Spesso si ritorna a casa e riprendendo la propria confortevole routine, nel ritmo placido del quotidiano il massimo che se ne può ricavare è un timido rimpianto o un ricordo, destinato col passare dei giorni, purtroppo a sbiadire. Non si può però nemmeno pensare di riprendere la vita di sempre e far finta di essere altrove, come se non fossimo mai più tornati.
Cos’è che allora contraddistingue l’esclusività di questi eventi? È forse il riuscire a calare dentro la propria quotidianità il magico, il meraviglioso o il brivido che questi luoghi riescono a regalare? O la capacità di mantenere un’immagine stampata più a lungo nella memoria? O la possibilità di portare via qualcosa con sé? A me piace pensare che queste realtà siano di fatto esistenze autonome e in un certo senso, vive. Come se l’unione di luogo, tempo e uomo (con la variabile uomo maggiore di uno), si possa in qualche modo considerare una specie di vita propria, autosufficiente e indipendente, multicellulare e unica, tangibile e immaginaria allo stesso tempo. E che questa forma di vita, che fortunatamente si degna di popolare occasionalmente il nostro pianeta, abbia la capacità di modificare porzioni del proprio essere: si nutra dell’anima ma senza consumarla, trasformando ciò che sottrae ad ogni singolo, in un prodotto diverso dall’originale. E la meraviglia è che essa tolga un piccolo pezzetto da ognuno di noi e se lo tenga per sé, per sempre, dandoci però in cambio qualcosa di diverso. Serve però un ulteriore passo per completare questa trasformazione e il necessario è il lasciarsi coinvolgere gratuitamente, perché questa entità, che pretende una parte di vita vera, la può restituire solo se è veramente donata. Chi spera di arrivare e soltanto prendere e pretendere se ne tornerà a casa con ben poco in tasca. Se poi non siamo bravi, o attenti a cogliere questo movimento, questo possibile “scambio” si trasformerà in breve tempo solo in malinconia. Ma se siamo bravi, e capaci di riempire quel piccolo vuoto, quel pezzo che abbiamo dovuto lasciare, con quel che abbiamo ricevuto, credo in fondo che saremo stati certo fortunati, ma più di tutto, saremo persone migliori.
Che poi a dirla tutta, è l’esperienza stessa della vita: essere (verbo) umano tra gli umani.

 

Ascolta, canta, perdici la voce: Fun – We are young

 

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